La mia storia è quella di un ritorno. Studi classici, laurea in Economia e apprendistato all’estero, dove ho lavorato per alcune multinazionali. Intanto, le mie colline cambiavano. Da luogo di provincia a centro del mondo: mentre vino e tartufo richiamavano persone da ogni dove, il paesaggio delle Langhe veniva riconosciuto Patrimonio Unesco dell’Umanità.
In Germania ho incontrato Swantje, la mia compagna, e con lei ho cominciato a progettare il ritorno. Volevo ritrovare i luoghi della mia infanzia attraverso il progetto che mi avrebbe dato più gioia: recuperare i vigneti di famiglia e metterli a frutto.
Nel 2016 ho lasciato il lavoro e mi sono gettato febbrilmente in vigna. Ho iniziato a studiare, a sperimentare. Con L’aiuto di mio zio Michele, che conosce da sempre queste terre, e l’enologo Piero Ballario, abbiamo creato un vino che parlasse delle mie radici, del mio amore per le Langhe, della semplice complessità di questi luoghi.